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Allargando la prospettiva, vediamo che il nutrimento di un bambino va oltre il semplice atto di alimentarlo: SIGNIFICA INSTAURARE UNA VERA e PROPRIA RELAZIONE CON IL CIBO e CON L’AMBIENTE ATTORNO AD ESSO.
E’ a questo che ci si riferisce quando si parla di alimentazione responsiva.
I genitori sono spesso spaesati, impauriti e preoccupati di non essere all’altezza delle esigenze del proprio bambino e, a volte, pur agendo in buona fede possono commettere degli errori.
Vediamo come poterli aiutare nell’esprimere al meglio il loro ruolo, facendo riferimento ai principi dell’alimentazione responsiva.
Si definisce alimentazione responsiva quell’insieme di pratiche di accudimento alimentare che permettono di creare una relazione positiva tra il bambino, chi si prende cura di lui e il cibo.
L’alimentazione responsiva ha due punti cardine:
Sulla base di questi due punti, quello che i genitori dovrebbero fare è:
Così facendo il bambino si sentirà rassicurato ed incoraggiato nell’ascoltare ed esternare le proprie sensazioni interne e a fidarsi di esse (perché ci sarà sempre qualcuno che risponderà in maniera pronta).
I genitori verranno invece sgravati da quel coinvolgimento emotivo fatto di inadeguatezza o addirittura colpa qualora il cibo proposto non venisse accettato.
Ricordiamo ai genitori che essi non sono i nutrizionisti dei loro figli: devono solamente GUIDARE e SUPPORTARE nel viaggio alla scoperta del cibo. La loro PRESENZA NON E’ sinonimo di CONTROLLO, bensì di ASCOLTO, PAZIENZA ma soprattutto ESEMPIO.
Tra i vari fattori che plasmano il comportamento alimentare di un bambino, infatti, le PRATICHE ALIMENTARI GENITORIALI, hanno un ruolo FONDAMENTALE soprattutto durante i primi due anni di vita. Il modo in cui i genitori si approcciano al cibo, partendo dalla scelta degli alimenti, passando per le dimensioni delle porzioni, fino ad arrivare all’orario dei pasti, lascia un’impronta importante nella creazione delle abitudini alimentari future.
I bambini sono gli unici a conoscere veramente quale sia il loro appetito e a sapere quando sono sazi.
Vanno però aiutati e sostenuti nel mantenere questa capacità: è questo il compito dei genitori.
Ricordiamo che HA POCO SENSO FOCALIZZARSI ESCLUSIVAMENTE SU QUANTO il bambino mangia. Qualora si presentino dei problemi, è necessario lavorare maggiormente sulla tipologia dell’offerta e sul contesto.
Normalmente i genitori pensano che l’obiettivo sia raggiunto quando i loro bambini arrivano a tavola facilmente, stanno seduti, assaggiano e mangiano tutto ciò che viene proposto loro.
NON E’ ASSOLUTAMENTE COSI’!
L’obiettivo è raggiunto quando l’esperienza del pasto è vissuta in maniera positiva e serena, il bambino si sente abbastanza sicuro e a suo agio da assaggiare e mangiare il cibo nella quantità che sente giusta per lui, ma anche di dire “NO, GRAZIE.”
Il viaggio del bambino alla scoperta del cibo può essere fantastico, sorprendente ma anche tanto impegnativo e frustrante. Aiutiamo i genitori facendo corretta informazione, intervenendo in una eventuale rieducazione alimentare, mantenendo sempre un atteggiamento comprensivo e non giudicante.
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